La pubblicità ai tempi del Covid - il caso dell'Olio del Pozzo

 Come posso abbracciare la retorica buonista di chi vede la pandemia come un’opportunità di cambiamento? Non scherziamo, non pigliamoci in giro. Alcuni sono arrivati a “benedirlo”. Non si può perdere tempo con la solita masnada di imbecilli. Dobbiamo vedere le cose del mondo con gli occhi della realtà, guardando in faccia il vulcano che erutta la disperazione della tragedia. Non è un bello spettacolo, è doloroso, straziante. Si può e si deve ripartire, ma con la consapevolezza che ci aspetta un futuro di macerie, dove tutto è da ricostruire: dalla rete ospedaliera alla realtà economica del Paese. La pandemia, questo sì, ha costretto gli italiani a fare di necessità virtù e industriarsi con nuovi mezzi per lavorare e fare altre cose che attengono alla natura sociale della vivere. Il mondo del lavoro si è adattato, così come quello della scuola, della comunicazione. La pubblicità non è da meno. Molti spot sono stati registrati da remoto. Il caso più noto, forse il più significativo, riguarda Facebook. Qui sono andati in onda gli spot dell’olio del pozzo, con testimonial Gennaro Cannavacciuolo. L’attore ha magnificato le virtù del prodotto con dei piccoli filmati girati in casa con lo smartphone, trasmessi sul suo profilo, che hanno raccolto consenso ed entusiasmo da parte del pubblico. Con il claim Se lo assapori ti innamori si è dato il via ad una campagna pubblicitaria che ha portato ad una fama crescente. La campagna dell’Olio del Pozzo ha svelato due novità che possono cambiare il modo di concepire la pubblicità. Ossia, si può fare creatività con quattro lire e se l’idea è buona si può spingere un piccolo brand e portarlo all’attenzione di una vasta platea nazionale. Tutto questo grazie all’uso dei social network. L’olio del pozzo non va visto come il classico prodotto figlio dell’ingegno della multinazionale. Questa è una piccola azienda agricola nel cuore dell’Umbria. Con impegno e passione, la famiglia Gervasi si adopera per portare avanti le tradizioni agricole in ogni fase: dalla coltivazione, alla raccolta, fino alla spremitura (a freddo) e all’imbottigliamento. L’azienda, promuove il suo olio d’oliva extra vergine, DOP, prodotto da 4 generazioni nelle verdi colline di Gualdo Cattaneo, a pochi chilometri da Perugia, Assisi, Foligno e Todi. Una zona incontaminata, i cui sapori, colori e tradizioni sono racchiusi nelle antiche piante autoctone di proprietà dell’azienda. L’Olio del pozzo, dunque, si inserisce perfettamente nel quadro produttivo delle PMI nostrane. Gennaro Cannavacciuolo mi ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a diventare testimonial del prodotto: “In un momento dove regna ancora tanta confusione attorno al concetto di qualità, soprattutto nel settore oleario che vede i supermercati invasi di oli miscelati provenienti dai più svariati paesi esteri, è importante sostenere le economie e produzioni territoriali, genuine ed artigianali”. Giunto a questo punto, mi chiedo: il futuro della pubblicità è su Facebook? Forse non del tutto, ma finalmente c’è spazio anche per le piccole aziende che investono energie. Tra l’altro, l’olio del pozzo è ben inserito nel futuro del commercio: si può acquistare solo online, cancellando così ogni tipo di intermediazione: dal produttore al consumatore.

tiziano.rp@gmail.com